Colpa e autodistruzione ne "Il corvo"?

Dopo esserci divertiti a guardare i video di Tim Burton e dei Simpson su Il corvo di Poe è d'obbligo una piccola riflessione. Niente paura, questa non è un'analisi del testo, piuttosto vorrei sapere le vostre impressioni sulla poesia che avete letto, perché essa stessa si presta a diverse considerazioni.
Appare, per esempio, subito chiaro che il protagonista (che è, al tempo stesso, il narratore) si strugge per la morte della sua amata Lenora, ma nello stesso tempo cerca di non pensarci, cerca di dimenticare immergendosi nella lettura. Tuttavia il pensiero dell'amata è sempre lì, tanto da indurlo a sussurrare il suo nome quando apre la porta, sicuro di aver sentito un battito: è terrorizzato, ma anche un po' speranzoso a mio avviso, di trovarsi davanti l'amata rialzatasi dalla terra nella quale era stata sepolta.
In seguito, quando il corvo entra dalla finestra, il narratore capisce subito che le uniche parole che sa dire sono "Mai più" (che in Inglese, ve lo dico, a titolo informativo, sono sintetizzate in "Nevermore"), eppure continua a porgere al volatile delle domande che potrebbero avere delle risposte positive; possiamo quindi pensare che io protagonista sia un po' masochista? Che magari provi un senso di colpa che vuole placare attraverso questo sottile desiderio di autodistruzione? E se veramente è colpa quella che prova, perché nutre questo sentimento?
E voi, avete avuto le mie stessa impressioni? Il comportamento del narratore vi sembra quello normale di una persona che ha perso l'amore della sua vita? Fatemi sapere cosa ne pensate con dei commenti!

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